Il sogno quotidiano di Cantunera? «Raccontare delle storie attraverso il cibo – spiega Sandro Pace – qualcosa di vero, di tradizionale e di nuovo da proporre a tutti, ma proprio a tutti. Quello che faccio non lo faccio per me, lo penso e lo realizzo, desiderando che gli altri si riconoscano, ritrovino un attimo di pura gioia, il sapore dimenticato, la fragranza giusta. Come? Con la freschezza delle materie prime, la semplicità del procedimento e il rispetto che si deve alla ricetta.La ricetta fa parte del racconto e il mio scopo è di farla leggere e ricordare».Per questo, Cantunera, sceglie gli ingredienti migliori e i fornitori di cui ha fiducia, offrendo un prodotto, preparato e cucinato per non far male, per essere facilmente digerito e, quindi, ricordato.
È dolce stare seduti alla cantunera, sull’angolo della via a guardare. Tirar fuori la sedia e sedersi al fresco. Chiacchierare e mangiare una cosa. Su questa parola c’è un po’ da sapere: intanto che viene dal greco kanduni, angolo ed è uguale allo spagnolo cantunera che, alla lettera, significa un angolo di muro fatto di cantuni, cioè di pietre, per dare più robustezza alla costruzione. Cantuni è, ancora, un regalo degli spagnoli, deriva da cantu, pietra. La più bella espressione che ha a che fare con cantunera è un omaggio alla belle donne, capaci di fari càdiri cantunèri… mentre sdrurrupàri cantunèri è, semplicemente, dire panzane.